Intervista a Pino Corazzini

Nato a Petrella Guidi nel 1934

Questa è la testimonianza di Pino Corazzini che in un’intervista ha descritto come sia stato vivere per un bambino piccolo come lui a Petrella Guidi, durante l’occupazione del territorio di Sant’Agata Feltria.

Pino mi ha raccontato alcune vicende accadute in paese all’arrivo dei nazisti, nel periodo tra settembre e ottobre del 1944 quando aveva l’età di 10 anni.

Inizia raccontando l’arrivo dei nazisti e di come si siano appropriati della sua casa.

Pino racconta: “Eravamo qui al fuoco che era acceso per fare un po’ di luce sennò eravamo al buio e la mia mamma aveva buttato non so del frumento o della polenta nel fuoco e i tedeschi hanno visto la luce dalla gattaiola e sono venuti subito in casa e hanno chiesto a mio babbo di accompagnarli fino a Monte Benedetto poi l’hanno fatto tornare a casa.
Il giorno dopo sono arrivati tre ufficiali perché avevano bisogno di un posto per dormire, non si fidavano di noi e non accettavano quello che gli davamo da mangiare”.

Inizialmente i bambini non si resero conto di quale fosse la situazione. In un’occasione infatti lui e altri furono redarguiti perché stavano ridendo.

 “I tedeschi prima di spostarsi avevano minato tutti i cavalcavia, mi ricordo questo tedesco vicino alla chiesa e c’eravamo noi ragazzini che ridevamo e lui ha risposto dicendo che non c’era niente da ridere perché facevano saltare sti ponti”

A un certo punto però la gravità di quel che stava accadendo è diventata chiara a tutti. In particolare Pino ricorda che “C’erano due fascisti, e la sorella di Remo (una ragazza del posto) teneva suo fratello in braccio, uno dei due gli puntò contro il fucile e l’altro gli disse :”Non vedi che ha un bambino in braccio” e lui rispose :”Per me tirare a una persona è come sparare a un uccello”.

Oggi ne parla quasi ridendo ma, ascoltandolo e vedendo quanto questi ricordi siano ancora vivi in lui, si comprende quanto debba essere stata forte l’esperienza.

Intervista e articolo di Vanessa Sebastiani, classe IVA

Nota: l’intervista era molto più lunga ma, non potendo caricarla per intero, ho scelto di riportarne i passi più significativi. Inoltre nel discorso erano presenti molte espressioni dialettali e quindi per facilitarne la comprensione ho preferito redigerne una versione in italiano pur sempre fedele alle sue parole.